
Farina di grillo nei cibi, sull'etichetta è scritto in modo diverso (Foto Instagram - gustoblog.it)
La farina di grillo è sempre più presente nei prodotti alimentari ma spesso non viene riconosciuta subito: ecco cosa sapere.
Negli ultimi anni il tema degli insetti commestibili è uscito dalla nicchia ed è arrivato sugli scaffali dei supermercati, generando reazioni molto diverse. Tra chi la considera una rivoluzione sostenibile e chi invece storce il naso solo all’idea, la farina di grillo è senza ombra di dubbio uno degli ingredienti che più fanno discutere.
Ma oltre ai pregiudizi, c’è anche tanta disinformazione. E allora vale la pena fare un po’ di chiarezza, perché se è vero che ormai può finire in biscotti, cracker e altri prodotti da forno, è altrettanto vero che è tutto perfettamente regolamentato — e segnalato — come prevede la normativa europea.
Attenzione all’etichetta, questa è la dicitura per la farina di grillo
Partiamo da un dato concreto: dal punto di vista nutrizionale, la farina di grillo ha poco da invidiare alle fonti proteiche più classiche. È ricca di proteine ad alto valore biologico, contiene fibre, acidi grassi essenziali e micronutrienti come ferro, calcio, zinco e vitamina B12. In un contesto globale dove la sostenibilità alimentare è diventata una priorità, introdurre alimenti ad alta resa nutrizionale e basso impatto ambientale può fare la differenza. E sotto questo aspetto, il grillo ha davvero tutte le carte in regola.

Detto questo, però, è giusto anche sfatare qualche mito. Non è vero, ad esempio, che la farina di grillo viene “nascosta” nei prodotti senza informare i consumatori. Anzi, la legge europea è molto chiara: la presenza deve essere indicata in etichetta con la dicitura “polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus”, il nome scientifico del grillo domestico. È fondamentale abituarsi a leggere le etichette con attenzione, perché solo così si diventa davvero consapevoli di cosa si sta acquistando e mangiando.
Ci sono comunque alcune controindicazioni da considerare, come per qualsiasi altro alimento. Chi soffre di allergie a crostacei, acari o molluschi potrebbe reagire anche alle proteine contenute negli insetti, dato che appartengono alla stessa famiglia di allergeni. In questi casi è bene evitare il consumo o almeno consultare un medico. Inoltre, non tutti i palati sono pronti ad accettare questa novità, e anche questo fa parte del discorso culturale che inevitabilmente accompagna ogni cambiamento in cucina.
La farina di grillo, insomma, non è un pericolo né una moda passeggera, ma uno dei tanti volti del futuro alimentare che stiamo costruendo. Sta a noi informaci, scegliere consapevolmente e magari aprire un po’ la mente. Anche perché, a volte, le rivoluzioni partono da ingredienti piccoli. Piccolissimi.