
Lo chef influencer Omar Leccese boccia la pasta Barilla: “Devo darle 3”(www.gustoblog.it)
La pasta, simbolo universale della dieta mediterranea, è stata recentemente al centro di un acceso dibattito dopo alcune recensioni.
Omar Leccese, chef di caratura internazionale e figura emergente nel panorama degli influencer culinari, ha condiviso la sua esperienza con gli spaghetti Barilla durante un video pubblicato su TikTok, dove ha preparato un classico piatto di pasta con le vongole. La sua analisi è stata molto critica: ha attribuito alla pasta un voto complessivo di 3 su 10, motivando il giudizio con la mancanza di “cremina”, ovvero la scarsa capacità di trattenere l’amido e l’acqua di cottura, indice secondo lui di una debole maglia glutinica.
Tuttavia, lo chef ha riconosciuto un aspetto positivo: la tenuta della cottura, giudicata con un 6,5, perfetta per un risultato al dente, secondo lo standard italiano. Questa valutazione sottolinea come, nonostante alcune lacune nella resa in cucina, la pasta Barilla mantenga una buona consistenza durante la cottura, elemento essenziale per molte ricette tradizionali.
Il giudizio di Omar Leccese si inserisce in un contesto più ampio, quello del ruolo crescente degli chef influencer nel panorama gastronomico contemporaneo. Negli ultimi anni, personaggi come Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Alessandro Borghese hanno portato la cucina professionale sotto i riflettori televisivi e social, trasformandosi in punti di riferimento per milioni di appassionati che cercano consigli e recensioni autorevoli.
Barilla: storia, evoluzione e posizione nel mercato globale della pasta
Fondata nel 1877 a Parma da Pietro Barilla, l’azienda Barilla si è affermata nel corso di oltre un secolo come leader mondiale nel settore alimentare, specializzata nella produzione di pasta secca, sughi pronti e prodotti da forno. Con un fatturato di circa 4,9 miliardi di euro nel 2023 e un organico di oltre 9.000 dipendenti, Barilla rappresenta un’eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale.
L’azienda ha saputo innovarsi nel tempo, passando da una piccola bottega di panetteria a un colosso industriale con 30 siti produttivi sparsi in tutto il mondo, tra cui stabilimenti in Italia, Stati Uniti, Messico, Turchia e Grecia. Oggi, Barilla propone oltre 160 formati di pasta e continua a investire nella qualità della materia prima, controllando direttamente la produzione del grano in molti mulini di proprietà.
Nonostante la sua fama e la posizione dominante nel mercato, la pasta Barilla, come ogni grande marchio, è soggetta a opinioni contrastanti da parte dei consumatori e degli esperti, come dimostra la recente recensione dello chef Leccese. La sua analisi mette in luce un aspetto spesso trascurato: la differenza tra qualità percepita e qualità tecnica, che può variare in base alle aspettative e alle esigenze culinarie.

Il caso della valutazione critica della pasta Barilla da parte di un chef internazionale apre una discussione più ampia sulle caratteristiche fondamentali che definiscono la qualità della pasta industriale. Secondo gli esperti, la tenuta della cottura e la capacità di creare una “cremina” naturale nel piatto dipendono dalla qualità del grano utilizzato, dal tipo di semola impiegata e dal processo produttivo, in particolare dalla formazione della maglia glutinica.
Barilla, che si avvale di tecnologie avanzate e di un rigoroso controllo della filiera produttiva, punta a garantire una pasta che soddisfi un vasto pubblico, bilanciando qualità e prezzo. Ciò può comportare inevitabili compromessi rispetto alle paste artigianali o prodotte con grani particolari, che possono offrire caratteristiche organolettiche differenti.
Gli chef influencer come Omar Leccese invitano quindi a una riflessione più consapevole sulla scelta della pasta, sottolineando che per ottenere piatti eccellenti è fondamentale saper leggere le etichette e comprendere le peculiarità di ogni prodotto, senza affidarsi esclusivamente al marchio o alla popolarità.