
La nuova tassa preoccupa i viaggiatori - gustoblog.it
L’introduzione della visa integrity fee si inserisce in un quadro di politiche protezionistiche e dazi che stanno influenzando negativamente il settore turistico.
Una nuova tassa di 250 dollari, denominata visa integrity fee, sta creando fermento tra turisti, studenti e professionisti che intendono recarsi negli Stati Uniti.
Introdotta dalla recente Big Beautiful Bill firmata dall’ex presidente Donald Trump, questa misura rischia di avere ripercussioni significative sul turismo internazionale, già in flessione nel 2025.
La nuova tassa per il visto negli Stati Uniti: chi la paga e come funziona
La visa integrity fee è un contributo aggiuntivo che interessa i richiedenti visti temporanei per brevi soggiorni, quali quelli turistici, per affari o studio. L’importo di 250 dollari sembra essere concepito come una sorta di cauzione, che potrebbe essere rimborsata al termine del soggiorno a chi rispetta le condizioni del visto. Tuttavia, permangono forti incertezze sull’effettiva entrata in vigore della misura, sulle modalità di rimborso e sull’impatto che questa nuova tassa avrà sul settore turistico statunitense.
Il contributo è previsto per l’anno fiscale 2025, che va dal 1° ottobre 2024 al 30 settembre 2025, e potrebbe essere adeguato all’inflazione negli anni successivi. Attualmente, non è chiaro quando questa tassa verrà applicata in modo definitivo, ma la sua introduzione ha già scatenato polemiche e preoccupazioni.
Esenzioni e casi particolari: il ruolo dell’Italia e del Visa Waiver Program
Un elemento cruciale riguarda le esenzioni previste. Sono infatti esclusi dal pagamento della visa integrity fee i cittadini dei circa 40 Paesi aderenti al Visa Waiver Program, che consente ingressi senza visto per soggiorni fino a 90 giorni. Tra questi figurano anche gli italiani, pertanto nella maggior parte dei casi un turista, uno studente o un uomo d’affari proveniente dall’Italia non dovrà versare i 250 dollari.

Tuttavia, l’eccezione riguarda quegli italiani che richiedono un visto consolare per soggiorni superiori a 90 giorni, motivati da studio, lavoro o permanenze prolungate: in questi casi sarà necessario pagare la tassa. Inoltre, chi entra con l’ESTA per turismo o affari fino a 90 giorni non è soggetto al contributo aggiuntivo.
Si aggiunge a questo onere anche la recente maggiorazione della tassa per la compilazione della Form I-94, passata da 6 a 24 dollari, che serve a monitorare gli ingressi e le uscite dei visitatori.
Impatto sul turismo e reazioni del settore
Le prime reazioni da parte degli operatori del turismo statunitense sono di forte preoccupazione. Erik Hansen, vicepresidente senior per gli affari governativi della US Travel Association, ha definito la nuova tassa un ostacolo significativo per chi programma un viaggio negli Usa.
Hansen ha sottolineato che l’introduzione della visa integrity fee comporta un aumento del 144% dei costi iniziali per ottenere un visto, senza però ridurre i tempi di attesa per i colloqui consolari, già oggi percepiti come lunghi e frustranti.
L’aumento dei costi e la burocrazia più complessa rischiano di scoraggiare molti potenziali visitatori, aggravando il calo dei flussi turistici internazionali. I dati parlano chiaro: a marzo 2025 gli arrivi negli Stati Uniti sono diminuiti dell’11,6% rispetto all’anno precedente, con un significativo calo dei turisti provenienti da Canada ed Europa.
Questo decremento incide pesantemente sulle entrate economiche generate dal turismo internazionale, poiché ogni punto percentuale di riduzione equivale a circa 1,8 miliardi di dollari in meno per il settore.