
Carne bianca o rossa, qual è quella più salutare - Gustoblog.it
L’errore che commettono in tanti, quale carne è la più salutare, quella bianca o quella rossa? Tutto quello che c’è da sapere.
La questione su quale carne sia più salutare, tra carne bianca e carne rossa, torna al centro del dibattito scientifico, complicando un quadro che sembrava ormai consolidato.
Se da tempo la carne rossa, soprattutto quella lavorata, è stata associata a rischi oncologici e cardiovascolari, un recente studio spagnolo riapre il confronto, evidenziando potenziali criticità anche legate al consumo di pollo.
Nuove evidenze sul ruolo del pollo nella salute intestinale
Un gruppo di ricercatori spagnoli ha condotto uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Nutrition and Food Research, in cui sono stati analizzati gli effetti di una dieta a base di carne bianca (pollo) rispetto alla carne magra di manzo. Lo studio ha coinvolto 16 giovani adulti, sottoposti a un regime alimentare integrato con tre porzioni settimanali di carne, preparata con metodi tradizionali e standardizzati, per evitare variabili legate alla cottura. Dopo otto settimane, con una successiva fase di sospensione e inversione delle diete, sono stati esaminati i campioni fecali per osservare l’influenza sul microbioma intestinale.
I risultati sono stati sorprendenti: la dieta a base di pollo ha determinato una riduzione significativa della diversità e della ricchezza microbica, due parametri chiave per la salute intestinale. Un microbioma meno variegato è infatti correlato a una minore resistenza alle infezioni, a una compromissione del sistema immunitario e a un aumento del rischio di malattie croniche. Inoltre, è stata osservata una crescita di batteri potenzialmente dannosi, già associati in letteratura a condizioni infiammatorie croniche e tumori gastrointestinali.
Al contrario, il consumo di carne magra di manzo ha favorito la proliferazione del batterio Blautia, importante per la protezione della barriera mucosa intestinale, fondamentale nella prevenzione del passaggio di agenti patogeni e nella modulazione dell’infiammazione. Oltre ai cambiamenti nella composizione microbica, la dieta a base di pollo ha mostrato effetti negativi sulla regolazione della glicemia. I partecipanti hanno manifestato difficoltà nel mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue, alterazione che può favorire l’insorgenza di patologie metaboliche come il diabete di tipo 2.

Secondo il Servizio Sanitario Nazionale britannico (NHS), valori di glicemia inferiori a 4 mmol/L, se non correttamente gestiti, possono portare a gravi conseguenze quali convulsioni o perdita di coscienza. Inoltre, è stata evidenziata una diminuzione nella produzione di amminoacidi essenziali, fondamentali per il sistema immunitario e per il mantenimento dei tessuti corporei. Questi risultati si inseriscono in una crescente serie di studi che sollevano dubbi sull’innocuità del pollame.
Una ricerca italiana ha collegato il consumo settimanale di pollo tra 100 e 200 grammi a un aumento del 35% del rischio di mortalità per tumori gastrointestinali, ipotizzando fattori come il mangime usato negli allevamenti o la formazione di composti tossici, quali le ammine eterocicliche generate da cotture ad alte temperature. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’OMS, ha classificato la carne rossa come “probabilmente cancerogena per l’uomo” (Gruppo 2A) e le carni processate come “cancerogene” (Gruppo 1). Tali valutazioni si basano su solide evidenze del legame tra consumo regolare di carni trasformate e tumori, in particolare del colon-retto.
Tuttavia, l’IARC non invita all’eliminazione totale, ma suggerisce di limitarne l’assunzione, prediligendo tagli magri e freschi, e di evitare metodi di cottura ad alte temperature come grigliatura o brace. Nonostante i rischi, la carne rossa rimane una fonte preziosa di nutrienti essenziali: proteine ad alto valore biologico, ferro facilmente assimilabile, zinco e vitamina B12, componenti chiave per il mantenimento della massa muscolare, la produzione ormonale e la salute del sistema nervoso. La chiave, come evidenziato dagli esperti, è un consumo consapevole e moderato, inserito in un’alimentazione varia ed equilibrata.
Lo studio spagnolo non riabilita la carne rossa in modo definitivo, ma pone l’accento sull’importanza di un’analisi approfondita e multidimensionale. Fattori come la tipologia della carne, la frequenza di consumo (non superare 70 grammi al giorno), le pratiche zootecniche e le tecniche di cottura risultano determinanti per il loro impatto sul metabolismo e sul microbioma. In attesa di conferme da studi più ampi, gli specialisti continuano a raccomandare un modello dietetico fondato sulla varietà e sulla qualità delle fonti proteiche, con un adeguato apporto di fibre, verdure, legumi e alimenti integrali, elementi fondamentali per il benessere intestinale e generale dell’organismo.