Immortalata anche in un’esilarante canzone di Elio e le storie tese, la cicoria catalogna è una verdura autoctona, invernale, ricca di vitamine, sali minerali e fosforo, ma in merito alla quale qualche volta abbiamo dubbi sul come cucinarla. Appartenente alla famiglia delle cicorie, ne esistono essenzialmente due tipi: quella a foglia più larga ha dei germogli che possono essere mangiati anche crudi conditi con le acciughe (le romane puntarelle), l’altra si deve per forza cuocere, magari dopo averla abbondantemente sciacquata in acqua fredda per eliminare l’eccessiva amarezza.

Fatto ciò, potete lessarla e consumarla con un filo d’olio e limone, oppure ripassarla in padella con aglio, olio e peperoncino, come la sorella selvatica. Cotta in padella con l’aggiunta di uvetta e pinoli, può essere un ottimo ripieno per torte salate, ma è buonissima anche adagiata in una teglia con olive, capperi e pomodorini, una spruzzata di pangrattato e passata in forno.

Se avete della pastella a disposizione, non mancate di usarla per la catalogna fritta, ma se avete voglia di pastasciutta vi consiglio di tritarla e stufarla in padella con scaglie di pecorino per poi condire un bel piatto di spaghetti aggiungendo solo qualche goccia di tabasco.

Dalle proprietà diuretiche e lassative, la cicoria catalogna, chiamata anche cicoria asparago, ha un bassissimo contenuto di grassi ed è quindi particolarmente indicata per diete ipocaloriche. Coltivata soprattutto in Veneto e nel Lazio, qui ne esiste una varietà – quella di Gaeta – inserita addirittura nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Foto | Miran Rijavec

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ultimo aggiornamento: 25-02-2016