Al Salone del Libro di Torino 2014 un ampio spazio è dedicato all’editoria gastronomica italiana: si tratta di Casa CookBook, settore all’interno del Lingotto Fiere che, oltre a esporre i libri che hanno come argomento la cucina, ospita anche dimostrazioni culinarie, assaggi e laboratori di cucina. Però non è l’unico settore del Salone del Libro che parli di cucina: molti stand di vari editori propongono libri di cucina (segnaliamo, per esempio, quello dell’editrice Claudiana, riferimento culturale per i protestanti nel nostro paese, che ha due interessantissimi titoli sulla cucina valdese).

Casa CookBook è giunta quest’anno alla seconda edizione, il che ne conferma il successo della formula: da un lato abbiamo raggruppate in un unico, ampio, settore le pubblicazioni gastronomiche, dall’altro, visto che parliamo di qualcosa di molto pratico, spiegare come si realizzano alcuni piatti è un modo nuovo e interessante di presentare i libri stessi di cucina. Rispetto allo scorso anno, però, ho avuto l’impressione che Casa CookBook fosse in tono leggermente minore e anche l’allestimento dava questa sensazione. Il settore era molto pieno di persone, in ogni caso, anche se, forse, non tutti coloro che si muovevano tra gli stand gastronomici erano lì perché interessati ai libri di cucina: Casa CookBook, infatti, è uno degli spazi in cui ci si può sedere liberamente (non ho mai capito perché al Salone di Torino siano così avari di panche…!), in cui ci sono i servizi e in cui si può mangiucchiare senza problemi!














Dando uno sguardo ai libri (del resto, siamo al Salone Internazionale del Libro!) confesso di aver provato un po’ di delusione per l’eccessivo appiattimento che l’editoria gastronomica propone: fatti salvi alcuni editori (per esempio, Maria Pacini Fazi con i suoi Mangiari o Sonda per gli argomenti poco mainstream che tratta o ancora Terra Nuova) i libri di cucina presenti (o, meglio, quelli su cui mi sono soffermato io) sono tutti più o meno simili: dalla copertina, alle ricette pedissequamente spiegate, alle bellissime foto. Manca quel qualcosa in più, a mio modo di vedere, che rende un libro di cucina un buon libro in genere. Se è vero che un’immagine può essere di molto aiuto nella realizzazione di un piatto è altrettanto vero, come sottolinea Carlo Cracco, che bisogna comprendere il cuore della ricetta per poi poterla proporre e, se si vuole, personalizzarla. In molti ricettari che invece ho sfogliato ho notato che non si vuole far capire il cuore della ricetta, ma ci si orienta sull’imitazione. Scelta, se vogliamo, anche in parte comprensibile, perché altrimenti poi i libri di cucina non si venderebbero più, però senza dubbio emblematica. A mio modo di vedere, se un libro non fa ragionare con la propria testa è un libro perfettamente inutile.

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ultimo aggiornamento: 11-05-2014